Il restauro degli affreschi nell’area absidale della chiesa eporediese di Santa Croce: prime novità emerse
Il 9 luglio 2024 ha preso il via il secondo lotto del progetto di completo restauro dei dipinti murali realizzati da Luca Rossetti che ricoprono interamente le pareti e le volte della chiesa.
Si attende con ansia, per fine anno o per il prossimo gennaio, la conclusione dei lavori sapientemente condotti dalla ditta Lupo e Galli snc Restauri d’Arte – Torino per poter ammirare come dovevano presentarsi, nell’originale impostazione iconografica e nelle loro vivaci cromie, i dipinti usciti dal pennello del pittore di Orta.
Nel frattempo, sbirciando tra i ponteggi, già si può cogliere una sorprendente scoperta. Il punto focale della finta macchina d’altare dipinta sopra gli stalli del coro è dato dall’immagine di una Crocifissione posta, in guisa di pala d’altare, in una cornice ovale che pare sorretta da una coppia di angeli: è l’immagine piuttosto ammalorata da consumazioni della pellicola pittorica e da efflorescenze saline che, prima dei restauri, si notavano appena entrati in chiesa (Fig. 1).
«Al centro dell’ovale – così descrivevamo il soggetto di questa finta pala d’altare – si osserva un solenne Gesù Cristo ormai spirato sulla croce, con il capo reclinato che si staglia, come in Gloria, tra raggi di luce: ai suoi piedi, sulla sinistra per chi guarda –vediamo una Maddalena affranta che si aggrappa alla croce: tiene il capo abbassato e, nell’incontenibile dolore, fissa il chiodo che ha trafitto i piedi di Gesù». Credevamo allora, guardando la scena che ci colpiva per la solennità delle due figure poste su uno sfondo tenebroso, che l’intento dell’artista fosse stato quello di dar esclusivo rilievo al dramma della Maddalena di fronte al sacrificio di Cristo. Si scopre ora, grazie al restauro, che non era esattamente questa l’iconografia originale: le due figure che compongono la scena furono – non sappiamo in quale data – scontornate e circondate da uno sfondo tenebroso. Rimuovendo lo strato di colore che oscurava buona parte del dipinto, è emersa l’originale scena concordata dal committente con Luca Rossetti: a sinistra del Cristo crocifisso è apparso un drammatico gruppo di anime purganti che invocano la liberazione dalla loro pena, mentre a destra della Maddalena si osserva la dolente figura della Madonna. A spiegazione della scena va ricordato che quando furono realizzati i dipinti murali il nome della confraternita era “Confraternita del Suffragio” (divenuta poi “Confraternita di Santa Croce nel 1802) ed il suo precipuo scopo era l’inoltro di preghiere, indulgenze, opere caritatevoli alle anime del Purgatorio, per ottenere da Dio la remissione della pena temporale.
L’iconografia del Cristo e le anime del purgatorio è alquanto inconsueta, e quella qui realizzata da Luca Rossetti costituisce un’ulteriore testimonianza della sua abilità nel concepire le più svariate scene di carattere religioso che i committenti gli richiedevano.
Come si giustifica la decisione di voler scontornare le immagini del Cristo e della Maddalena e nascondere il resto attraverso la stesura di uno strato di colore scuro? Non si può ritenere che il motivo sia stato il cambiamento della denominazione della confraternita avvenuto nel 1802; le preghiere per le anime del purgatorio continuarono infatti per molto tempo ad essere un impegno specifico della confraternita: lo testimoniano sia il rilievo con le anime purganti scolpito da Giuseppe Argenti sulla facciata della chiesa nel 1850, sia i testi da recitare nel giorno dei defunti (alcuni ottocenteschi) che si sono conservati presso la confraternita. La ragione dell’intervento deve piuttosto ricercarsi nella esigenza di nascondere il deterioramento del dipinto intervenuto verosimilmente dopo più di un secolo. Lo testimonia soprattutto l’immagine della Madonna rinvenuta dai restauratori con il volto completamente abraso e che, dopo un pazientissimo lavoro di recupero, attento alle minime tracce di pigmenti pittorici sopravvissute, essi sono riusciti – nel rispetto delle metodologie di restauro – a restituire alla nostra ammirazione.
A spiegazione della scena va ricordato che quando furono realizzati i dipinti murali il nome della confraternita era “Confraternita del Suffragio” (divenuta poi “Confraternita di Santa Croce nel 1802) ed il suo precipuo scopo era l’inoltro di preghiere, indulgenze, opere caritatevoli alle anime del Purgatorio, per ottenere da Dio la remissione della pena temporale.
L’iconografia del Cristo e le anime del purgatorio è alquanto inconsueta, e quella qui realizzata da Luca Rossetti costituisce un’ulteriore testimonianza della sua abilità nel concepire le più svariate scene di carattere religioso che i committenti gli richiedevano.
Come si giustifica la decisione di voler scontornare le immagini del Cristo e della Maddalena e nascondere il resto attraverso la stesura di uno strato di colore scuro? Non si può ritenere che il motivo sia stato il cambiamento della denominazione della confraternita avvenuto nel 1802; le preghiere per le anime del purgatorio continuarono infatti per molto tempo ad essere un impegno specifico della confraternita: lo testimoniano sia il rilievo con le anime purganti scolpito da Giuseppe Argenti sulla facciata della chiesa nel 1850, sia i testi da recitare nel giorno dei defunti (alcuni ottocenteschi) che si sono conservati presso la confraternita. La ragione dell’intervento deve piuttosto ricercarsi nella esigenza di nascondere il deterioramento del dipinto intervenuto verosimilmente dopo più di un secolo. Lo testimonia soprattutto l’immagine della Madonna rinvenuta dai restauratori con il volto completamente abraso e che, dopo un pazientissimo lavoro di recupero, attento alle minime tracce di pigmenti pittorici sopravvissute, essi sono riusciti – nel rispetto delle metodologie di restauro – a restituire alla nostra ammirazione.