Esploriamo le pitture murali che saranno oggetto del restauro del secondo lotto: Luca Rossetti pittore di paesaggi

Apprezziamo in Santa Croce la versatilità artistica di Luca Rossetti osservando come egli sia in grado di passare dalla teatralità delle scene di grandi dimensioni (come nella raffigurazione delle dispute sui dogmi mariani nel presbiterio), alle scene di più minuta narrazione (come nella Natività delle Vergine nell’abside, o ancor più nelle stazioni della Via Crucis presenti lungo le pareti della navata[1]). Sempre al pittore di Orta va attribuita una cospicua abilità scenografica e quadraturistica[2]; né gli difetta la capacità di eseguire decorazioni con vasi di fiori che hanno il sapore di vere e proprie nature morte (capacità che apprezziamo in particolar modo nel ciclo eseguito nella chiesa eporediese di San Gaudenzio, ma presente anche in Santa Croce nei vasi di fiori posti, nella finzione quadraturistica, sui pilastri che delimitano le due finte balaustre sulle pareti del presbiterio). Esiste poi un Luca Rossetti pittore di paesaggi: lo incontriamo in San Gaudenzio e, specialmente, nel salone del Palazzo Vescovile sulle cui pareti egli realizza a fresco una straordinaria raffigurazione prospettica dell’intero territorio della diocesi (Fig. 1).

Fig. 1: Veduta panoramica di Ivrea: un particolare negli affreschi del salone del Palazzo Vescovile
Fig. 1: Veduta panoramica di Ivrea: un particolare negli affreschi del salone del Palazzo Vescovile

Un saggio di tali abilità pittoriche è presente anche nell’area presbiteriale della chiesa di Santa Croce. Osserviamo sulla parete sinistra del coro, inquadrate da illusive cornici in stucco, due finte finestre che lasciano intravedere un paesaggio collinare; l’effetto trompe-l’oeil è potenziato dalla raffigurazione (oggi poco leggibile) delle tende, svolazzanti in un caso e ben legate nell’altro. La due finte finestre, alle quali fanno da pendant sulla parete opposta due finestre reali, si presentano oggi preoccupantemente ammalorate con ampie zone di deterioramento della pellicola pittorica. Quella più spostata verso la parete di fondo dell’abside lascia comunque scorgere un paesaggio con una piana e alberi verdeggianti in primo piano e la sagoma del Mombarone sullo sfondo: uno sguardo dunque sui dintorni di Ivrea (Fig. 2). Si conferma così la vena del Rossetti nel realizzare, con gusto bozzettistico, citazioni di vedute locali.

Fig. 2: Abside, finta finestra con vista sul Mombarone (foto ritoccata aumentando luminosità e contrasto)
Fig. 2: Abside, finta finestra con vista sul Mombarone (foto ritoccata aumentando luminosità e contrasto)
Fig. 3: Abside, una seconda finta finestra
Fig. 3: Abside, una seconda finta finestra

La seconda finestra non ci consente di riconoscere quello che con ogni probabilità è un altro affaccio sulla piana e sui monti che si vedono da Ivrea. Il restauro ci consentirà di soddisfare tale curiosità (Fig. 3).


[1] La licenza di recitare la Via Crucis fu concessa alla Confraternita dal Vescovo Michele Vittorio de Villa nel 1759. Le 14 stazioni della Via Crucis raffigurate lungo le due pareti laterali della navata sono state realizzate con minuti dipinti murali racchiusi in finte cornici di formato ovale alternati a dipinti su tela in veri quadretti dello stesso formato. La data di loro realizzazione precede di qualche anno– come attesta il Robesti – il 1763. Tutto fa dunque pensare che siano state realizzate da Luca Rossetti durante la sua seconda venuta in Santa Croce. Gli studi critici non hanno sinora preso in esame tale opera.
[2] Il fatto che né nei documenti di archivio riguardanti San Gaudenzio né in quelli di Santa Croce si faccia riferimento a quadraturisti fa ritenere che eseguisse egli stesso “lavori di squadra”; la eventuale presenza nel suo atelier di qualcuno che si occupava di tale attività comporta che si muovesse sotto la sua direzione.