Nella chiesa eporediese di Santa Croce un quadro con San Nicola da Tolentino e il miracolo di Siviglia.
Oggetto della presente scheda è un dipinto di cm. 110 x 160, olio su tela, del tutto trascurato che ha (per ora) trovato ricovero in un ripostiglio accessibile dalla sacrestia della chiesa eporediese di Santa Croce.
La scena che vi è raffigurata mostra una processione che si snoda nei pressi di una basilica con una moltitudine di fedeli che segue la statua di un santo che tiene in mano dei gigli ed indossa l’abito degli agostiniani. Alcuni portantini a piedi nudi, in primo piano, piegano le ginocchia nello sforzo di avvicinare la statua ad un grande crocifisso sostenuto da un frate francescano; altri religiosi, dietro al crocifisso, portano candele processionali accese, mentre in alto, in un cielo denso di nubi, gli angeli guardano attoniti il sorprendente evento miracoloso che si sta svolgendo: osserviamo – anche noi con loro – come la statua di Cristo prenda vita e, staccandosi dalla croce, si chini ad abbracciare la statua, anch’essa animatasi, del santo (Fig.1).
Esploriamo le pitture murali che saranno oggetto del restauro del secondo lotto: Luca Rossetti pittore di paesaggi
Apprezziamo in Santa Croce la versatilità artistica di Luca Rossetti osservando come egli sia in grado di passare dalla teatralità delle scene di grandi dimensioni (come nella raffigurazione delle dispute sui dogmi mariani nel presbiterio), alle scene di più minuta narrazione (come nella Natività delle Vergine nell’abside, o ancor più nelle stazioni della Via Crucis presenti lungo le pareti della navata[1]).
Francesco di Sales nella chiesa di Santa Croce
Si è già detto come, nella parete di fondo dell’area absidale, sopra gli stalli del coro, Luca Rossetti abbia raffigurato illusivamente un’imponente struttura architettonica che simula la presenza di una grande “macchina d’altare” fatta di possenti colonne, sculture e dipinti su tela (Fig. 1).
Poniamo l’attenzione sulla figura del vescovo di Gerusalemme, Macario, che intorno all’anno 327 — secondo i resoconti raccolti da Jacopo da Varagine nella Legenda Aurea — prese parte al miracoloso evento accanto alla regina Elena (Fig. 2).
Lo vediamo raffigurato in vesti vescovili (abito talare viola con ampio rocchetto) e non con i paramenti sacri che potevano essere in uso a Gerusalemme nel IV secolo.
Esploriamo le pitture murali che saranno oggetto del restauro del secondo lotto: La finta macchina d’altare e la sua iconografia
Si è già detto come, nella parete di fondo dell’area absidale, sopra gli stalli del coro, Luca Rossetti abbia raffigurato illusivamente un’imponente struttura architettonica che simula la presenza di una grande “macchina d’altare” fatta di possenti colonne, sculture e dipinti su tela (Fig. 1).
Esploriamo le pitture murali che saranno oggetto del restauro del secondo lotto: Natività di Maria Santissima
Nella parete di fondo dell’area absidale, sopra gli stalli del coro, Luca Rossetti raffigura illusivamente la presenza di una grande “macchina d’altare” fatta di colonne, sculture e dipinti su tela.
Oltre alla falsa ancona con la Crocifissione che abbiamo esaminato nella precedente scheda, troviamo la illusoria raffigurazione di una tela, racchiusa in una cornice ovale, che mostra la Natività di Maria Santissima posta giusto sopra gli stalli del coro: un’icona che non poteva mancare stante l’intitolazione della chiesa a tale sacro avvenimento (Fig. 1).
Esploriamo le pitture murali che saranno oggetto del restauro del secondo lotto: Gesù Cristo crocifisso e la Maddalena abbracciata alla croce
Siamo impegnati come Confraternita nella raccolta fondi che ci consentirà di realizzare il restauro dei dipinti murali del II lotto che comprende l’intera area absidale. Iniziamo qui ad illustrare una serie di immagini che vogliono testimoniare, assieme all’attuale stato di degrado, la rilevanza del patrimonio artistico che si metterà in salvo.
Nella parete di fondo dell’area absidale, sopra gli stalli del coro, Luca Rossetti raffigura illusivamente un’imponente struttura architettonica (Fig. 1), che simula la presenza di una grande “macchina d’altare” fatta di colonne, sculture e ancone dipinte (com’era in voga nel seicento, e come ad esempio vediamo ad Ivrea nella chiesa di San Nicola da Tolentino).
In Santa Croce la inconsueta iconografia del Nascendo Morimu
Nascentes morimur, finisque ab origine pendet [Nascendo moriamo, e la fine dipende dal principio] è un verso del poeta latino Marco Manilio, ispirato dalle sue convinzioni filosofiche di tipo stoico.
Nascendo Morimur diventa poi la denominazione di un tema artistico che si sviluppa nel mondo cattolico a partire dal XVI secolo, e diviene popolare soprattutto nei Paesi Bassi ed in Germania; [….]
Il ruolo della confraternita di Santa Croce nella nascita del Monte di Pietà ad Ivrea.
Una piccola edicola presente all’interno della Sacrestia della chiesa di Santa Croce di Ivrea permette di raccontare la nascita del sistema bancario in città e nel Canavese.
La predicazione di San Bernardino da Siena ad Ivrea portò alla costruzione del convento e della chiesa a lui dedicati gestita dai frati Francescani Minori Osservanti. Uno degli scopi di quest’ordine monastico [….]
Una nota sugli affreschi di Luca Rossetti da Orta
Un importante motivo di interesse per la chiesa di Santa Croce sono gli affreschi settecenteschi di Luca Rossetti, realizzati in due interventi, di cui il primo risale alla fine del 1753 mentre un secondo prese avvio nel 1761.
Ci sono negli affreschi di Santa Croce tutti gli aspetti che connotano il Barocco: la voglia di meravigliare, la teatralità, la grandiosità delle figure, la capacità di ampliare illusivamente gli spazi attraverso l’architettura dipinta. [….]
Il debito di Luca Rossetti verso Carlo Maratta nella chiesa di Santa Croce ad Ivrea
Luca Rossetti, nell’affinare il suo linguaggio pittorico, guardò con attenzione al barocco romano della seconda metà del Seicento, ed in particolare ai lavori di Carlo Maratta (alias Maratti, 1625-1713), conosciuti non attraverso gli originali (ché il pittore di Orta non viaggiò mai sino a Roma), ma attraverso stampe che circolavano. La cosa non può certo sorprendere visto la fama che Carlo Maratta aveva acquisito nell’ambiente romano meritando anche l’elogio di Giovan Pietro Bellori che dedicò a lui un intero capitolo nel terzo volume de Vite dei pittori, scultori ed architetti moderni. […]
La pala dell’altare di San Filippo Neri
L’altare laterale sul lato destro della navata venne edificato nel 1690 grazie alle generose elargizioni di Giò Luigi Rambaudi, Vicario Generale dell’allora Vescovo Giacinto Truchi, particolarmente legato all’oratorio torinese di San Filippo Neri. L’altare fu benedetto dallo stesso Rambaudi il 13.5.1690. Il blasone dei conti Rambaudi, sormontato dal cappello da sacerdote appare in basso a sinistra nella pala d’altare. L’attaccamento devozionale della confraternita a San Filippo Neri continuò nel tempo. […]
L’altare di San Gregorio e Santa Lucia
L’altare laterale sul lato sinistro della navata venne edificato nel 1692 interamente a spese del canonico Pancia -verosimilmente cappellano della Confraternita – per celebrare la particolare devozione dei confratelli verso San Gregorio, stante la istituzione da parte del grande pontefice delle messe in suffragio dei defunti. È opportuno ricordare che la congregazione eporediese (che prendeva allora il nome di Confraternita del Suffragio) aveva come scopo principale, dichiarato nell’art. 1 delle proprie Regole, quello di far celebrare messe «a sollievo dei tormentati animi del Purgatorio» [….]
Il ruolo della chiesa di Santa Croce nella storia del Carnevale
Le vicende storiche e religiose di questa chiesa si sono riverberate più volte nella storia del carnevale eporediese condizionandolo. Grazie ad una relazione riguardante la Consegna dei redditi della Compagnia del Suffragio dell’anno 1661 apprendiamo che “ … la Compagnia ha gli infrascritti obblighi […] negli ultimi tre giorni di carnevale si fanno quaranta hore con sermone […]
Una tela con la Comunione degli Apostoli
Chi entra oggi nella chiesa di Santa Croce ed alza lo sguardo verso la balconata che ospitava l’organo, osserva su di essa una tela raffigurante la Comunione degli Apostoli con le figure ritagliate seguendo il profilo delle loro teste.
Scrive in proposito Guglielmo Berattino: «L’ultima spesa degna di nota sostenuta nel XIX secolo per l’incremento del patrimonio artistico della chiesa fu l’acquisto di un dipinto su tela rappresentante il S. Sacramento, da esporsi sulla porta della Chiesa in occasione delle 40 Ore, opera del pittore Giuseppe Stornone», specificando poi che il dipinto venne pagato lire 30 in data 31.3.1871 La tela, per come la vediamo, è montata su una intelaiatura lignea. [….]