Esploriamo le pitture murali che saranno oggetto del restauro del secondo lotto: Natività di Maria Santissima

Fig. 1: Natività di Maria Santissima
Fig. 1: Natività di Maria Santissima

Nella parete di fondo dell’area absidale, sopra gli stalli del coro, Luca Rossetti raffigura illusivamente la presenza di una grande “macchina d’altare” fatta di colonne, sculture e dipinti su tela.

Oltre alla falsa ancona con la Crocifissione che abbiamo esaminato nella precedente scheda, troviamo la illusoria raffigurazione di una tela, racchiusa in una cornice ovale, che mostra la Natività di Maria Santissima posta giusto sopra gli stalli del coro: un’icona che non poteva mancare stante l’intitolazione della chiesa a tale sacro avvenimento (Fig. 1).

Si tratta di un soggetto ampiamente rappresentato nell’arte sacra. Luca Rossetti utilizza per questo affresco il cartone preparatorio già impiegato per una tela presente a Cuorgnè nella chiesa di San Giovanni Battista (1742), ove, rispetto alla nostra, l’immagine della scena risulta presa in controparte (Fig. 2).

Il felice evento è immaginato aver luogo nella ricca dimora dei genitori di Maria, Gioacchino ed Anna. Due sono gli episodi che, pur svolgendosi in tempi diversi, sono simultaneamente raffigurati. Sulla destra, in lontananza, osserviamo Anna esausta, con le mani giunte, distesa nel proprio letto a baldacchino: ha appena partorito ed una fantesca le porta un qualche sostentamento.

In primo piano è invece raffigurato l’episodio del bagno postnatale di Maria; oltre ad un emozionato Gioacchino che scambia un tenero sguardo con Anna, la scena è animata da uno stuolo di levatrici e di fantesche.

Le due donne, in primo piano, sono impegnate nelle operazioni del bagno: una controlla la temperatura dell’acqua in un elegante bacile in terracotta, l’altra regge la neonata, togliendole di dosso il panno che la ricopriva; accanto a loro una fantesca, ritta in piedi, sta preparando le fasce; un’altra domestica, in secondo piano, ha cura di far riscaldare al fuoco del camino i panni che asciugheranno la neonata, un’altra ancora prepara la culla. Al solito, gli abiti sono settecenteschi.

Il dipinto si connota per la levità dei colori (fortunatamente poco compromessi) e la dolcezza dei volti muliebri illuminati da una luce laterale. Nell’apparato decorativo della chiesa in cui prevalgono – come vuole l’estetica barocca – la teatralità e la grandiosità delle figure, Rossetti dimostra in questo caso la sua maestria anche nella realizzazione di episodi di minuta narrazione.

Fig. 2: La nascita di Giovanni Battista, olio su tela, Chiesa di San Giovanni Battista, Cuorgnè (TO)
Fig. 2: La nascita di Giovanni Battista, olio su tela, Chiesa di San Giovanni Battista, Cuorgnè (TO)
Fig. 3: Particolare del cartiglio
Fig. 3: Particolare del cartiglio

Un vistoso, tortuoso (e poco elegante) cartiglio circonda completamente la cornice ovale in cui si colloca la scena della natività della Vergine. Si tratta dell’unica iscrizione presente nella chiesa scritta non in latino ma in volgare. La frase riportata sul cartiglio recita: altare privilegiato per lunedì e venerdì in perpetuo et sabato et com.ne deefunti sua ottava nel deccesso, e sepoltura delli descriti.

Completa il cartiglio una data: ad j.o  21 geno 1764. Siamo dunque in presenza di un’attestazione che orgogliosamente sottolinea l’impegno e le prerogative della Confraternita del Suffragio – questo era allora il nome dell’attuale Confraternita di Santa Croce –nelle pie iniziative a favore delle anime del Purgatorio. L’iscrizione qualifica l’altare della chiesa come “altare privilegiato”, vale a dire altare cui è stata concessa l’indulgenza plenaria a favore dell’anima del Purgatorio per le quali veniva celebrata la messa di suffragio. Nel nostro caso la scritta ci dice che le messe venivano celebrate il lunedì ed il venerdì ed anche il sabato e nell’ottava dal decesso o dalla sepoltura dei confratelli.

Il privilegio in questione era normalmente frutto della concessione del Sommo Pontefice. La data del 21 gennaio 1764 dovrebbe riferirsi a tale concessione; tuttavia il Benvenuti (che scrive verso la fine del secolo) non fa stranamente menzione ad essa: la questione rimane dunque da chiarire. Sembra invece chiaro che il cartiglio non venne realizzato da Luca Rossetti che chiuse i suoi lavori ad Ivrea nel 1761: si tratta dunque di un’aggiunta successiva.