Oggetto della presente scheda è un dipinto di cm. 110 x 160, olio su tela, del tutto trascurato che ha (per ora) trovato ricovero in un ripostiglio accessibile dalla sacrestia della chiesa eporediese di Santa Croce.
La scena che vi è raffigurata mostra una processione che si snoda nei pressi di una basilica con una moltitudine di fedeli che segue la statua di un santo che tiene in mano dei gigli ed indossa l’abito degli agostiniani. Alcuni portantini a piedi nudi, in primo piano, piegano le ginocchia nello sforzo di avvicinare la statua ad un grande crocifisso sostenuto da un frate francescano; altri religiosi, dietro al crocifisso, portano candele processionali accese, mentre in alto, in un cielo denso di nubi, gli angeli guardano attoniti il sorprendente evento miracoloso che si sta svolgendo: osserviamo – anche noi con loro – come la statua di Cristo prenda vita e, staccandosi dalla croce, si chini ad abbracciare la statua, anch’essa animatasi, del santo (Fig.1).
La scena si riferisce con evidenza al “Miracolo di Cordova” che troviamo descritto più o meno in questi termini nelle agiografie riguardanti San Nicola da Tolentino:
Negli anni 1601 e 1602 una peste violenta devastava la città di Cordova. Giacomo di Vargas y Caravajal, governatore di Cordova, decretò di portare solennemente la statua di San Nicola da Tolentino all’Ospedale di San Lazzaro, dove avevano trovato ricovero migliaia di malati di peste. La cerimonia ebbe luogo il 7 giugno 1602 con la celebrazione della Santa Messa all’altare di San Nicola nella chiesa degli Agostiniani. Quando ebbe termine la Messa, con la torcia in mano, le autorità religiose seguirono in processione la statua di San Nicola; lungo il percorso i frati agostiniani distribuivano i “panini” precedentemente benedetti. Il corteo giunse davanti al Monastero di Nostra Signora del Carmelo dove il Padre Giovanni di Navas, dell’Ordine di San Francesco, confessore dell’ospizio, stava sulla porta per riceve la processione sorreggendo un grande Crocefisso. Successe allora il miracolo: tra il clamore della grande folla, la statua prese vita e baciò i piedi del Salvatore; a quel punto, avvicinata nuovamente la statua al Crocefisso, il Salvatore fu visto staccare le braccia dalla croce per abbracciare la statua dei Santo. La peste rapidamente disparve e furono innumerevoli le guarigioni ottenute grazie ai “panini di San Nicola”.
Come si vede il nostro quadro raffigura con grande precisione iconografica l’evento miracoloso: l’immagine della statua non trascura alcuno degli attributi di San Nicola da Tolentino (l’abito degli Agostiniani, il simbolo del sole sul suo petto, il libro della Regola ed il giglio); anche i “panini miracolosi” trovano una loro efficace evidenza nelle grandi ceste portate dai due frati che vediamo nella parte inferiore della scena.
La tela presenta alcuni limitati strappi ed era stata in passato rafforzata mediante alcune telette che sono visibili sul verso del quadro; il dipinto conserva comunque per lo più i suoi colori originali. Su base stilistica la datazione sembra collocarsi nella seconda metà del XVII secolo. All’autore – di modesto livello artistico – va senz’altro riconosciuta una buona capacità narrativa. Non si ha idea su quale potesse essere la sua collocazione originaria nella chiesa.
La raffigurazione del Miracolo di Cordova trova spazio in numerose opere d’arte. Ne è un esempio la tela di ambito lombardo che troviamo nel Catalogo generale dei Beni Culturali e che presenta, nella sua impaginazione, non poche affinità con la nostra tela (Fig. 2); anche le dimensioni (cm. 110 x 160) sono identiche.
Non sorprende trovare lo stesso soggetto ad Ivrea anche nella chiesa che apparteneva alla Confraternita di San Nicola da Tolentino. All’evento miracoloso è dedicato l’intaglio ligneo che vediamo sul dossale di uno dei 33 stalli che compongo il maestoso coro con le Storie della Vita e dei Miracoli del Santo opera del minusiere Ottavio de Maggio (1684-1685)[2]. Curiosamente osserviamo nell’intaglio la presenza di uno stendardo processionale che garrisce al vento: lo stesso particolare è presente anche nella tela in Santa Croce.
La scena del Miracolo di Cordova venne riproposta più di in secolo dopo, in una delle formelle intagliate che ornano il nuovo portale della chiesa commissionata dalla Confraternita di San Nicola da Tolentino nel 1797 allo scultore Giuseppe Gardè[3].
Come si spiega la presenza nella chiesa di Santa Croce della tela che stiamo esaminando? Essa sembra parlarci di un legame tra le due confraternite – quella del Suffragio e quella di San Nicola da Tolentino. La natura di tale legame è al presente tutta da scoprire.
[1] Immagine tratta dalla scheda 00061856 del Catalogo generale dei Beni Culturali https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0300061856
[2] E. ASSELLE, A. M. LUDOVICI, A. ZONATO, La confraternita e la chiesa di San Nicola da Tolentino a Ivrea, Borgone Susa (TO), 2018, p. 39, pp. 43-51
[3] V. ACOTTO., La chiesa di S. Nicola da Tolentino in Ivrea, Ivrea, 1998, p. 36