L’altare laterale sul lato destro della navata venne edificato nel 1690 grazie alle generose elargizioni di Giò Luigi Rambaudi, Vicario Generale dell’allora Vescovo Giacinto Truchi, particolarmente legato all’oratorio torinese di San Filippo Neri. L’altare fu benedetto dallo stesso Rambaudi il 13.5.1690. Il blasone dei conti Rambaudi, sormontato dal cappello da sacerdote appare in basso a sinistra nella pala d’altare. L’attaccamento devozionale della confraternita a San Filippo Neri continuò nel tempo. L’attaccamento devozionale della confraternita a San Filippo Neri continuò nel tempo. […]
Non si conosce l’autore della grande pala d’altare; si individua nel suo stile il tentativo di inserirsi sulla scia del caravaggismo diffusosi in Piemonte, non immemore di reminiscenze manieristiche.
La tela raffigura l’apparizione miracolosa della Madonna a San Filippo Neri: sappiamo che il Santo nutrì fin da piccolo una tenera devozione per la Madonna, chiamandola con semplicità “La Mamma mia”, “Il mio amore”, “La mia consolazione”[1].
La Madonna con una veste azzurra ed il un manto rosso compare sullo sfondo scuro del cielo, ove una luce laterale illumina il suo tenero volto e la figura del Bambino che – piegandosi quasi in un precario equilibrio – si protende verso il Santo. Quest’ultimo, rapito da un’estasi che lo porta spiritualmente in cielo, protende le palme verso la Madre Celeste; indossa una lunga veste nera (quella del clero secolare del tempo) ed ha un volto particolarmente espressivo: quello di una persona segnata dagli anni e profondamente scossa dalla miracolosa apparizione. Accanto al Santo notiamo un alto giglio, suo consueto attributo iconografico.
Tutta la scena è segnata inoltre dalla presenza di angioletti: alcuni rendono omaggio alla Madre Celeste, ma la maggior parte si esibisce attorno alla veste del Santo in buffe evoluzioni o forse anche in gesti dispettosi (come sembra fare quello che gli ha sottratto un libro ed alcune carte): il tutto a ricordare il rapporto gioioso del Santo con i ragazzi di strada che egli aveva radunato attorno a sé e per i quali aveva fondato un oratorio.