Gli affreschi “dimenticati” della cappella dell’ex Seminario Vescovile

Sappiamo che il palazzo che ospitava il Seminario Vescovile fu realizzato su disegno di Andrea Luigi Guibert, ingegnere di Sua Altezza Reale Vittorio Amedeo II. // Tra il 1716 ed il 1727 furono costruite due maniche: quella di mezzogiorno con l’austera facciata in mattoni che dà su via Varmondo, e l’altra verso levante. I lavori continuarono poi in fasi diverse fino ad anni compresi tra il 1763 e il 1766 sotto l’episcopato di monsignor Michele Vittorio De Villa.

L’attività educativa rivolta ai giovani seminaristi poté prendere avvio non prima del 1725 e con essa le funzioni religiose che si celebravano nella cappella posta nella manica di mezzogiorno dove troviamo oggi la sala di lettura dell’Archivio Storico Diocesano e Biblioteca Capitolare. Non sappiamo quanti anni trascorsero (sicuramenti non pochi) prima che la cappella abbia visto realizzare quello che era  il suo notevole apparato decorativo.
La cappella (che era dedicata all’Immacolata Concezione) conserva tuttora la parte superiore dell’architettura di un altare in legno dorato. Al suo interno ammiriamo la tela di formato ovale, raffigurante l’Immacolata derivata in copia parziale dalla pala di Sebastiano Conca che era presente nell’Oratorio di San Filippo Neri a Torino sin dal 1728. //
Dell’apparato decorativo possiamo ammirare nella volta e nella fascia superiore della sala quel che resta di un importante ciclo di affreschi.
È un programma iconografico assai raffinato quello che il pittore ha concordato con il committente, finalizzato a rendere omaggio alla Vergine. Lì dove i giovani seminaristi pregavano e cantavano inni invocando la Regina dei Cieli, la volta della cappella, con i suoi ricercati ornamenti fatti da motivi in finto stucco, sembra squarciarsi per accogliere dal cielo un coro di angeli musicanti che appaiono a noi come avvolti da una vaporosa coltre di nubi
Nell’organizzazione di siffatto spazio illusionistico, tre angeli dalle grandi ali, con colorate vesti seriche, suonano rispettivamente il liuto, il violino ed il flauto, mentre un quarto è impegnato come cantore- Altre presenze angeliche che fanno capolino tra le nuvole completano la scena di questa apparizione celeste. //
Deliziosi, in alto. sono i due angioletti che si baloccano con serti di fiori.

Ci accorgiamo poi, guardando le quattro lunette cilindriche, che altri angeli musicanti hanno già preso posto nella cappella: li vediamo pronti con i loro strumenti in una sorta di galleria balaustrata che illusivamente sovrasta l’aula della cappella.  Notiamo un organo e una tromba //
un corista accompagnato da un liuto //
un flauto traverso e un contrabbasso //
una cetra e strumenti a fiato

La lunetta che attraversa tutta la parete ovest costituisce anch’essa un omaggio alla Vergine //
Vediamo al centro, realizzato in stucco dorato, il monogramma mariano (formato dall’intreccio delle lettere A ed M), mentre un angioletto sta completando il monogramma apponendovi la corona. //
Tra le altre presenze angeliche notiamo, sulla sinistra, un angioletto che regge con le braccia lo scettro della Regina dei Cieli (anch’esso in stucco dorato),
Sulla destra si staglia un maestoso arcangelo Gabriele che reca in mano, ripetendo il gesto della Annunciazione, un ramo di giglio con tre candidi fiori.
Appena sotto la lunetta, nella decorazione a fresco che simula la struttura muraria, notiamo una cartella in finto stucco di colore ocra che mostra al centro una curiosa croce latina con bracci che terminano in minuscoli racemi vegetali. Sul bordo è stata vergata la lettera R (R come Rossetti?).
Nella fascia della volta verso l’altare che si imposta su lesene dai capitelli dorati, troviamo un oculo ellittico con un altro affaccio di angioletti // e, ai due lati, due grandi cartelle a forma di conchiglia con notevoli decorazioni floreali realizzate con la stessa attenzione di una natura morta. //
L’amore per le decorazioni floreali porta il pittore ad inserire tralci fioriti tra gli ornati in finto stucco della volta; un messaggio che forse vuole sottolineare come, per grazia di Dio, in questa terra, arida e desolata, sono spuntati tutti i fiori di santità e di gloria; e Maria è la loro regina.
Un così raffinato apparato decorativo non doveva certo limitarsi alla parte alta della cappella, ma doveva interessare anche tutte le pareti e ci lascia la curiosità di sapere cosa probabilmente ancora si potrebbe recuperate sotto lo scialbo che le ricopre.
È piuttosto strano che – a parte una veloce ed imprecisa menzione di Augusto Cavallari Murat – un così raffinato ciclo di affreschi sia stato quasi completamente ignorato dalla critica. Un’ipotesi dubitativa avanzata nel 1984 da un esponente della storiografia locale, Franco Quaccia, ha chiamato in causa come artefice del ciclo Luca Rossetti. L’ipotesi, da allora, ha trovato solo una fugace (ma autorevole) conferma da Michela di Macco in una nota a margine di un suo saggio del 1997 e in un’altra nota a margine di Silvia Coppo nel 2007. Negli atti del convegno tenuto ad Orta nel 2023 dedicato al pittore – ove ha trovato spazio il catalogo delle sue opere – nulla si è detto di questi affreschi.
Vero è che gli scavi archivistici sinora effettuati non ci consentono un’attribuzione certa. Ci orienta intanto verso Luca Rossetti l’assenza di notizie sulla presenza ad Ivrea, nella prima metà del Settecento, di pittori che potevano essere all’altezza di una simile impresa decorativa.
Più consistentemente ci indirizzano verso Luca Rossetti anche non poche affinità stilistiche. Vediamone solo un paio.
Gli angeli musicanti dai capelli ricciuti e dalle gote arrossate presenti nella cappella sono assai prossimi a quelli che troviamo nell’affresco di Luca Rossetti raffigurante la morte di San Francesco nella volta dello scalone dell’ex convento di San Francesco (oggi palazzo del Commissariato di Polizia di Ivrea)
Ci indirizza orienta verso Luca Rossetti anche la passione per le composizioni floreali inserite come divertimento estetico nei suoi cicli di affreschi.
Troviamo, per così dire, bellissime “nature morte con fiori” in San Gaudenzio ed anche in Santa Croce, ed ovviamente anche in numerose altre opere del suo catalogo//
Scopriamo inoltre tralci fioriti che si insinuano tra le volute in finto stucco degli ornati anche in San Gaudenzio;//
tralci fioriti che, in vari suoi cicli affrescati, conferiscono un tocco di tenerezza a figure di biondi e vispi angioletti
Siamo certi che il convegno di oggi sarà foriero di nuovi elementi di interesse.
Così come speriamo – detto per inciso – che questo convegno richiami l’attenzione su un altro affresco di Luca Rossetti che troviamo qui vicino, sulla facciata di una casa privata di Pavone Canavese, affresco che è ormai prossimo alla completa rovina.