Una comunità per immagini: Luca Rossetti e la raffigurazione del territorio della diocesi di Ivrea

C’è un’opera singolare che, pur senza supporti documentali, è entrata nel catalogo di Luca Rossetti. Si tratta degli affreschi che raffigurano la città di Ivrea posta sotto la protezione della Vergine Assunta e dei santi patroni assieme alla singolare rappresentazione dell’intero territorio della diocesi, occupando interamente le quattro pareti della grande sala di rappresentanza del palazzo episcopale.

Uno dei meriti – tra i tanti – che si devono a Monsignor Luigi Bettazzi, frutto della sua sensibilità storica ed artistica, fu l’aver dato il via al recupero di tale opera, all’inizio degli anni novanta del secolo scorso, quando fu rimossa la decorazione di gusto neogotico che l’aveva ricoperta

Un importante studio degli affreschi, condotto indagando gli aspetti artistici dell’opera assieme alle informazioni che essa ci offre sulle vicende della diocesi, portò nel 1997 alla stesura del volume Il salone degli affreschi nel palazzo vescovile di Ivrea.

Da allora, stante l’autorevole saggio di Michela di Macco che funge da introduzione al volume, nessuno ha più messo in forse l’attribuzione al Rossetti della paternità dell’opera e la sua datazione in prossimità del 1751.

Le affinità stilistiche che il saggio riscontra riguardano sia la rappresentazione pittorica dei territori, sia le grandi figure del gruppo della Madonna e santi nella parete est. In termini di analogie, si possono ad esempio citare, in San Gaudenzio, la scena della processione che esce dalla chiesa in relazione al modo di schizzare edifici e piccole figure umane. La scena del Santo che lascia città sul suo mantello palesa l’attitudine del pittore nel prestare attenzione alla rappresentazione prospettica della città di Ivrea. Per quanto riguarda il gruppo di grandi figure, sempre negli affreschi eporediesi, spostandoci in Santa Croce, possiamo notare, tra le altre cose, come si evidenzi ripetutamente il debito stilistico del Rossetti verso Carlo Maratta la cui tela in Santa Maria del Popolo a Roma, viene utilizzata come modello sia nel modo di comporre il gruppo ascendente della Vergine, sia nella figura del santo accovacciato sulla sinistra.

Committente degli affreschi fu il vescovo Michele Vittorio De Villa, Con questa opera il presule volle esprimere il suo amore per il territorio canavesano, per la sua bellezza naturale, per le tante bianche chiese che lo punteggiano, e per la laboriosa serenità della sua gente. Non desiderò avere sulle pareti del salone una fredda raffigurazione cartografica della sua diocesi; ma volle piuttosto una sua vivida rappresentazione pittorica: una sorta di ‘traduzione’ per immagini della visita pastorale che lo impegnò per oltre un decennio, e volle che testimoniasse anche il suo impegno nel promuovere il ruolo ed il decoro delle parrocchie.

Sorprendentemente le chiese che osserviamo nell’affresco sono quasi tutte ben riconoscibili per le loro caratteristiche architettoniche ed evidenziano – non infrequentemente – recenti interventi che ne hanno cambiato, in stile barocco, l’aspetto.

È dunque una sorta di “elogio del buon governo” quello che le pareti affrescate esprimono: il governo pastorale in cui era impegnato Mons. De Villa ed il governo politico di Carlo Emanuele III di Savoia, nella ritrovata concordia tra i due poteri

«Sulle pareti del salone si vede ora – scrive Michela di Macco – il territorio d’lvrea, dell’alto e basso Canavese fino a Chivasso e ai confini con la città di Torino.//  Si vedono le montagne azzurre sullo sfondo della Valle d’Aosta,// i piccoli laghi. i percorsi d’acqua, // le colline verdi del Canavese, gli attraversamenti viari. la disposizione ordinata delle essenze arboree.

Si vedono nella loro aggregazione di edifici civili e religiosi le città maggiori, di Ivrea //e di Chivasso, cinte di mura. // ma anche di Rivarolo //e di Favria, mentre tutti i paesi della diocesi sono rappresentati quasi esclusivamente per la presenza monumentale della chiesa principale. […]

Il territorio appare governato dalla Chiesa e l’uomo vi è raffigurato in momenti della vita quotidiana: nobiluomini intrattengono colte disquisizioni; //conversazioni all’aperto di dame, giovin signori e notabili//: villici pastori e contadini che svolgono qualche lavoro; // bambini che giocano; // frati viandanti e cavalieri».