“Salviamo gli affreschi di Santa Croce”

“Salviamo gli affreschi di Santa Croce”

da “Il Risveglio popolare”  del 16 luglio 2020 di  DANILO ZAIA

IVREA – L’APPELLO DI DECINE DI ENTI E ASSOCIAZIONI CULTURALI CITTADINE: NON C’È TEMPO DA PERDERE

Dalla Fondazione S. Paolo metà dei fondi necessari, ora bisogna trovare il resto

IVREA – La confraternita di Santa Croce si sta impegnando in un progetto finalizzato al restauro degli affreschi tardo barocchi nella chiesa di Santa Croce di Ivrea. Questi affreschi, dipinti da Luca Rossetti da Orta nel 1753 e nel 1761, sviluppano i temi del culto mariano con soluzioni ed invenzioni sceniche, prospettive audaci e finte architetture, in grado di dilatare illusionisticamente gli spazi reali (veramente modesti) della Chiesa.
Ad Ivrea è possibile ammirare il lavoro artistico di Luca Rossetti da Orta anche nella Chiesa di San Gaudenzio, nel Salone del Vescovado, nell’ex Convento di San Francesco (ora sede della Questura) e presumibilmente nell’Oratorio del Seminario Diocesano.
Questi dipinti testimoniano un momento felice nella stagione del barocco piemontese, in grado di non sfigurare coi capolavori contemporanei presenti nel capoluogo sabaudo.

A tal proposito Pietro Giustiniano Robesti, un erudito eporediese, così scriveva nel 1763 nella sua “Storia della Città di Ivrea” descrivendo la Chiesa della Confraternita del Suffragio, oggi conosciuta col nome di Santa Croce: “Una delle chiese più vaghe che vi siano nella città, tutta ornata di pitture di ottima qualità”.
Chi ha avuto occasione di frequentare questo monumento storico artistico, nato grazie alla pietà e alla devozione degli eporediesi, se ne è già accorto: gli affreschi necessitano di un rigoroso e deciso piano di interventi volti a restaurarli.
Senza questi interventi Ivrea rischia di perdere un patrimonio che la cultura barocca ha lasciato in eredità alla città. La Confraternita di Santa Croce, nata all’inizio del XVII secolo, si rese benemerita agli occhi degli eporediesi in occasione della peste del 1630 (l’epidemia di peste narrata da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi) quando i confratelli diedero una grande dimostrazione del loro senso di carità avvicinando gli ammalati e fornendo loro qualche forma di assistenza.
Durante le invasioni francesi di fine XVIII ed inizio XIX secolo, la Chiesa venne confiscata e, solo grazie alla collaborazione del sindaco Giovanni Zanetti, venne restituita ai confratelli. Il Vescovo, per non creare ragioni di conflitto con altre confraternite che si erano viste espropriare dai francesi il loro luogo di culto, abolì i titoli precedenti e la denominò di Santa Croce. Nome che oggigiorno indica sia la Chiesa che la Confraternita.
Quest’ultima, oggi presieduta da Massimiliano Fornero, ha partecipato ad un apposito bando della Fondazione San Paolo e ha ricevuto circa la metà dei fondi necessari per il restauro di tutti gli affreschi della Cupola e del Presbiterio. La Confraternita si trova così nella condizione di dover acquisire altre risorse finanziarie per mettere a disposizione della collettività un simile bene storico-artistico- religioso, pena la restituzione delle somme già predisposte dalla Fondazione San Paolo. Per questa ragione ha lanciato un appello alle Associazioni e Club Canavesani intitolato “Salviamo gli affreschi della Chiesa di Santa Croce”.
L’adesione a questo appello è stata ampia: fra gli altri sottoscrittori ricordiamo l’Associazione di Storia e Arte Canavesana, il Club Unesco di Ivrea, il Rotary Club di Ivrea, il Lions Club di Ivrea, l’Associazione Via Francigena di Sigerico, l’EcoMuseo Anfiteatro Morenico, il Soroptimist di Ivrea e Canavese.
Queste e altre realtà si stanno impegnando a diffondere l’appello fra i propri soci e simpatizzanti per trovare fondi da investire nel restauro.
Ciò che manca, a tutt’oggi, è una forma di interesse da parte delle istituzioni pubbliche della città di Ivrea.
“La Confraternita si sta impegnando direttamente – ci tiene a precisare Massimiliano Fornero – nella speranza di non doversi un giorno pentire di aver perso un’occasione pressoché unica per  salvare un patrimonio della città che si sta sfaldando e sbriciolando”.

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